Fu l’Italia ad accogliere Hidetoshi Nakata, la Serie A la sua nuova meta di viaggio. Dopo una trattativa lunga ed estenuante per la cifra di tre milioni e mezzo di dollari il Perugia del presidente Gaucci finalmente acquistò Nakata. L’impatto del "Beckham nipponico" con il campionato italiano fu straordinario e mantenne tutte le aspettative: il debutto avvenne per ironia di quel destino che spesso si rivela gentiluomo contro la Juventus, il Perugia quella domenica pomeriggio perse 3-4 ma Nakata segnò due goal di pregevole fattura, il primo un diagonale da destra sul primo palo di collo destro a sorprendere il portiere avversario e il secondo sempre di destro in mezza girata in area di rigore. Quella di Hide con la 7 del grifone perugino fu una vera e propria escalation, ottime prestazioni, giocate sempre a testa alta, tecnica pura e pregevole, quando ai compagni di squadra serviva lo scarico o l’appoggio lui c’era sempre, dribbling buonissimo, difficile da fermare quando partiva palla al piede, in poco tempo Hidetoshi divenne il vero e proprio faro del Perugia. Agiva a centrocampo sia internamente che defilato sulle fasce, giocava benissimo e in maniera intelligente tra le linee dando spesso ai suoi la superiorità numerica, la solita intelligenza che l’aveva sempre contraddistinto messa a disposizione della squadra e soprattutto una qualità eccelsa, merce veramente rara: verticalizzava per i compagni e verso la porta avversaria come pochissimi nel suo ruolo in Serie A (oserei dire anche in Europa), grazie a questa caratteristica nelle sue corde risultava essere spesso imprevedibile per gli avversari, gli assist vincenti furono numerosissimi e più di una volta mise qualche suo compagno tutto solo davanti al portiere avversario.
In quella prima stagione italiana la salvezza finale del club passò sicuramente anche per le sue giocate e per le sue reti, tantissime per uno che giocava a centrocampo in una neopromossa che puntava a non tornare subito in purgatorio, addirittura dieci, molte di splendida fattura, la più bella sicuramente la rovesciata contro il Piacenza fra le mura amiche: punizione dalla trequarti destra per il Perugia, palla spiovente messa allo spigolo sinistro dell’area piccola e rovesciata volante di "Nakatacrobata" che di destro insacca la palla all’incrocio dei pali del lato opposto (quasi fosse una emulazione del celebre anime manga Oliver Hutton). Dopo un’eccellente prima stagione, la seconda con il Perugia iniziò per Hide come era terminata la precedente, con ottime prestazioni e giocate quasi sempre intelligenti e a servizio dei compagni e della squadra, il suo bagaglio tecnico era notevole e migliorava di settimana in settimana, la sua intelligenza sul rettangolo verde a 360°, non di raro lo si vedeva occupare qualsiasi zona del campo, dando manforte al reparto difensivo quando serviva e facendosi trovare sempre pronto e con la postura giusta e ben orientata all’azione per lo scarico o l’appoggio di quelli che agivano da punte o che comunque occupavano ruoli nei reparti offensivi: comprensibilmente le aristorcatiche d’Europa iniziarono ad interessarsi a lui e così nel gennaio 2000 per Hidetoshi venne nuovamente il tempo di viaggiare, verso nuovi lidi, su quel mondo sempre fluttuante sotto di lui, quel mondo che sotto i suoi piedi sembrava un’opera d’arte di un gran maestro Ukiyo-e. E così la Roma, a quei tempi una squadra davvero stellare e costruita per vincere, lo acquistò per trenta miliardi delle vecchie lire. La Roma di Capello e Totti a quei tempi era una delle squadre più forti sia nel panorama italiano sia in quello europeo. Nakata in quei primi sei mesi trascorsi nella squadra della città eterna non era uno dei titolari inamovibili, spesso veniva impiegato a partita in corso ma seppe comunque mettersi in mostra e soprattutto farsi trovare pronto quando veniva chiamato in causa dando il proprio contributo alla squadra. Anche in maglia giallorossa la qualità delle sue prestazioni si dimostrò sempre elevata. Hide chiuse la prima stagione con quindici spezzoni di partita e tre reti. Un bottino molto positivo. Inoltre dimostrò anche di non sentire la pressione di una piazza calda, importante e che chiedeva risultati e trofei come quella di Roma, ma anzi fece vedere di saperla gestire bene e di conviverci senza nessun problema. Hidetoshi Nakata aveva vinto un’altra scommessa nella sua vita, aveva appena dimostrato a se stesso che poteva giocare in un grande e ambizioso club europeo. Ma questo adesso non bastava più, ora era già tempo di nuovi orizzonti, di nuove sfide, di nuove scommesse da vincere, già, proprio la parola “vincere”, quello che chiedevano nella capitale e in giro per il mondo i tifosi della Roma e quello che Hidetoshi e i suoi compagni di squadra volevano fortemente nell'affrontare il nuovo campionato (annata 2000/2001) ormai alle porte…
Quella stagione per la giovane stella nipponica non fu assolutamente semplice, sotto il profilo puramente calcistico e tecnico le cose continuavano a procedere nel migliore dei modi, ogni volta che Hide veniva messo in campo rispondeva come sempre presente e facendo "il suo" più che bene e nello scacchiere romanista Nakata non sfigurava di certo: Fabio Capello lo utilizzava in più ruoli, interno a centrocampo con facoltà di aprirsi sulle fasce quando serviva, trequartista o mezz’ala all’occorrenza e spesso per dar fiato e riposo a Francesco Totti lo inseriva a partita in corso proprio al posto del capitano giallorosso (con cui il rapporto è sempre stato eccellente nonostante la stampa e qualche malelingua più di una volta provò a scrivere il contrario e a seminare zizzania tra loro). Anche con la tifoseria le cose andavano bene, Hide era entrato nel cuore e nelle corde dei tifosi e aveva ben legato con loro. Ma fu invece sotto il profilo comportamentale che la situazione divenne difficile, il minutaggio ridotto rispetto alla stagione precedente spesso non veniva spiegato di persona al calciatore giapponese, accadeva che dopo un’ottima prestazione la giornata successiva Nakata partisse ancora dalla panchina e a volte non mettesse nemmeno piede in campo. I bocconi amari da buttare giù furono molti. Ma in silenzio e mai fuori dalle righe il talento di Yamanashi accettava e andava avanti, mai mezza polemica da parte sua, a volte il capo era basso ma lui cercava sempre di rialzarlo immediatamente e fiero di se stesso e con quel orgoglio tutto nipponico, proseguiva la sua strada, proseguiva il suo cammino su quel mondo e quella Roma fluttuante sotto di lui. Nakata non voleva mollare, il numero 8 romanista voleva vincere un’altra sfida come aveva sempre fatto in vita sua, sapeva che sarebbe arrivato anche il suo momento di gloria, ne era pienamente consapevole. Nel mercato invernale di gennaio arrivarono anche alcune interessanti offerte dall’estero, ma lui decise comunque di restare alla Roma, il suo lavoro nella città eterna non era ancora concluso, non voleva assolutamente che finisse così, Hidetoshi Nakata non voleva perdere, non era fatto di quella pasta.
Tornando al campionato, la Roma parte subito fortissimo e si mantiene in testa per tutto il girone d’andata seguita a ruota dalla Juventus e leggermente più distante dalla Lazio (Campione d’Italia in carica) in rimonta dopo una partenza con freno a mano tirato. A tre giorni dal Natale 2000, in uno stadio olimpico gremitissimo, Roma-Juventus termina 0-0 mantenendo i capitolini in testa alla classifica prima della pausa. A gennaio la Roma riprende il campionato sempre a vele spiegate e sempre al primo posto con la Juventus sempre ad inseguire; all’11°Giornata si disputa tra Roma e Lazio il derby di ritorno (andata vittoria 1-0 della Roma) con in palio non solo l’orgoglio e la gloria ma anche lo scudetto. La Roma avanti per 2-0 si fa raggiungere sul 2-2 nei minuti di recupero, punteggio che sarà anche il risultato finale e che preannuncia la sfida che avverrà da li ad una settimana (12°Giornata di ritorno) tra la Roma e la Juventus allo stadio Delle Alpi di Torino come una vera e propria sfida/finale per il Campionato Italiano. La squadra allenata da Fabio Capello arriverà a quella partita con soli 6 punti di vantaggio (62 a 56). Hidetoshi Nakata anche quella notte partì dalla panchina. La Juventus invece sul terreno di giocò iniziò subito forte, capitan Del Piero di testa apre le danze per l’ 1-0 e poco dopo Zinedine Zidane, dopo magia e azione personale, trafigge Antonioli con un destro a pelo d’erba angolatissimo e potente per il 2-0, con la Roma che accusa il colpo e non riesce a reagire con i suoi interpreti migliori. Là davanti Totti, Batistuta e Delvecchio non girano come al solito e non arrivano mai ad impensierire la porta bianconera. Il primo tempo si chiude sul 2-0. Fabio Capello a mascella bassa e denti stretti prima di prendere la via del tunnel per gli spogliatoi si gira verso la panchina e urla “Idetosci, scaldati, bene, poi entri tu!”. Il secondo tempo inizia come era finito il primo, con la Roma che non riesce ad accendersi e a rispondere ai padroni di casa e così dopo qualche minuto scocca finalmente il turno di Nakata. “Idetosci, vieni qua che adesso entri per Francesco”. Queste le parole dure e in cagnesco pronunciate da Fabio Capello qualche istante prima del cambio, con le ultime indicazioni di rito date al giapponese. In Giappone nel frattempo sono da poco passate le 6 di mattina, è tempo d’alba da quelle parti, sulle coste spira un venticello quasi magico, da Sapporo a Nagasaki moltissima gente è con lo sguardo fisso rivolto ai televisori mentre si consumano le colazioni tra le case e i bar, o assiste al big match del campionato italiano mentre si sveglia sperando di poter vedere il loro ragazzo giocare. Intanto dall’altra parte del mondo, a Torino, l’8 giallorosso è a bordo campo pronto ad entrare per dare il suo contributo, è arrivato il momento che aspettava da tanto, volente o nolente la pressione questa volta c'è e la sente pure lui. Interruzione di gioco e cambio, la tabella luminosa accende in rosso il numero 10 e poi dopo un istante in verde il numero 8, il capitano Francesco Totti che quella sera non aveva brillato particolarmente esce per far posto a Hidetoshi Nakata. E così sulla strada verso la gloria esce un gladiatore ed entra un samurai. Hide va a posizionarsi dietro le punte Batistuta e Montella (entrato anche lui nel secondo tempo), è ispirato fin dai primi passi sul terreno di gioco, servito da un suo compagno tocca subito di prima una buonissima palla a Batistuta ma la conclusione dell’attaccante argentino viene parata dall’estremo difensore juventino. Sempre 2-0 e risultato che non vuole cambiare, il tempo scorre inesorabile, la Roma ha in mano il pallino del gioco, costruisce azioni ma evanescenti, non riesce a trovare spazi per entrare in area e andare alla conclusione, ci vuole una magia, un colpo fuori dal comune per mutare nuovamente il risultato della partita. Minuto 81 allo stadio Delle Alpi: Nakata vince un duello poco oltre il cerchio di metacampo e palla al piede punta la porta avversaria, avanza a testa alta mentre in Giappone e a Roma davanti ai televisori la gente inizia a sospirare e trattenere il fiato, quattro o cinque metri al massimo fuori dall’area bianconera Hide calcia di collo destro pieno, la conclusione è precisa e potente e impallina il lunghissimo portiere olandese Van de Sar andando a infilarsi sotto l’incrocio dei pali! 2-1 e sfida scudetto completamente riaperta. La Roma adesso attacca a testa bassa, la Juventus prova a difendere con le unghie e con i denti il vantaggio minimo. Recupero che inizia, risultato che non varia. Corner per la squadra della capitale, l’esterno basso francese Candela tocca corto per Nakata che gli va incontro per farsi dare la sfera e provare a inventare qualcosa, Hidetoshi Nakata continua il suo fluttuare sul campo di quella sera, un po’ Hattori Hanzō nelle vesti di condottiero della “sua” squadra e un po’ opera d’arte Ukiyo-e pronta a far innamorare e parlare di se un popolo lontano e diverso da quello dove è nato e proviene lui. Hide si sistema la palla sul destro e da fuori area calcia sempre di destro verso la porta avversaria, il tiro è angolato sul secondo palo, Van der Sar si distende e in maniera non impeccabile respinge corto al limite dell’area piccola dove Montella anticipa un difensore e in acrobazia riesce ad infilare per la seconda volta la porta della Juventus, 2-2 acciuffato in extremis in pieno recupero. Hidetoshi Nakata protagonista massimo di questa rimonta viene sommerso da abbracci e urla da tutti i sui compagni di squadra, lui intanto sorride e alza lo sguardo al cielo in quella notte tiepida di inizio maggio. Coincidenze del destino, sulla sua strada quella notte incrociò nuovamente la Juventus, già, proprio quella stessa Juventus che per prima lo portò in Italia qualche anno prima come già raccontato all'inizio della prima parte: il gioco del calcio nonostante tutto sa essere anche gentiluomo. Anche in Giappone e a Roma sponda romanista si esulta per le gesta del talento del Sol Levante e per quel suo gol realizzato qualche minuto prima, quel talento che ormai sempre più stava entrando nei cuori dei tifosi giallorossi. Il suo momento tanto atteso era finalmente arrivato, Hide era stato bravissimo a non farselo scappare e a sfruttarlo in pieno. La Roma grazie a quel miracoloso pareggio riuscì a mantenere le distanze in classifica sia dalla Juventus che dalla Lazio a cinque turni dal termine del campionato. Nelle successive giornate verso la vittoria finale Nakata venne impiegato ancora da Capello, il suo rendimento come sempre risultò sopra la media, giocate mai casuali e sempre di alto livello, il suo contributo alla causa e per i compagni era sempre ben evidente: Hidetoshi entrava a partita iniziata, si posizionava in mezzo al campo e dettava tempi e ritmi, ottimo senso della posizione, una presenza sempre fissa per i suoi compagni di reparto e di squadra e così fino all’ultima gara stagionale dove la Roma vincendo tra le mura amiche per 3-1 contro il Parma si aggiudicò meritatamente il titolo di Campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. Quel caldo pomeriggio di giugno Nakata venne impiegato meritatamente da Fabio Capello negli ultimi 15' di gioco. Un bel premio per la brillante stella giapponese. Nakata aveva vinto ancora, da protagonista si era cucito addosso lo Scudetto, diventando Campione d’Italia per la stagione 2000/01. Campionato che concluse con 15 presenze e 2 reti. Ma Hidetoshi Nakata era ormai diventato eterno a Roma grazie all’indimenticabile prestazione nella notte della sfida con la Juventus e si era ormai ritagliato un posto speciale, tutto suo, nel cuore dei tifosi e della gente romanista. “Grazie Ideto’, sei granne, glielo avemo scucito”.....
Qualche mese dopo il trionfo in campionato, durante l’estate 2001, Nakata lasciò la Roma per trasferirsi al Parma, il costo dell’operazione fu di circa 30 milioni di euro. I ducali ormai non erano più quella squadra fortissima e piena di campioni di qualche anno prima ma avevano comunque in rosa un parco calciatori molto valido e il talento giapponese a centrocampo avrebbe dovuto dare quel valore aggiunto per essere una delle squadre rivelazioni del campionato. Una nuova sfida era agli albori per Hide, una nuova avventura in una nuova piazza; Nakata poi desiderava giocare maggiormente rispetto a Roma, soprattutto in vista del Mondiale che si sarebbe giocato proprio a casa sua in Giappone (e in Sud Korea) al termine di quella stagione 2001/2002. Nakata voleva arrivarci pronto sia a livello fisico che mentale con la sua Nazionale e per la sua gente ma per fare ciò aveva bisogno di giocare con contiunità e mettere molto più minutaggio nelle gambe. Sin dall’inizio a Parma gli vennero assegnati compiti sia tattici che tecnici diversi rispetto a quelli che aveva svolto nel suo passato italiano con le maglie di Perugia e Roma: i ducali gli chiedevano un maggiore lavoro muscolare e sul piano fisico, meno lavoro in ampiezza sul campo e più dispendio d’energie in mezzo, Nakata doveva abbassarsi maggiormente a ricevere palla e a dar manforte al reparto difensivo, gli venne chiesto anche un maggior lavoro in fase di copertura, giocava molto di più quindi da centrocampista centrale puro e da costruttore della manovra rispetto a prima, quando agiva da mezz’ala o se serviva da trequartista con facoltà sia di arretrare per far gioco che di accentrarsi in mezzo al campo per provare a creare qualcosa. Il ragazzo del Chūbu si adattò subito bene sia alla nuova realtà che ai nuovi compiti tattici che gli vennero chiesti, e rispose presente sul campo con buonissime prestazioni fin dalle prime giornate di campionato. Con l’intelligenza che l’aveva sempre contraddistinto incamerò i nuovi compiti calcistici pronto a farne tesoro in futuro. Nonostante prestazioni più che positive a livello personale in campo, qualche giocata di fino, verticalizzazioni geniali che uscivano dalle sue corde come sempre e qualche assist vincente per i compagni, per la squadra invece le cose non andarono per il verso giusto e come ci si augurava nel pre campionato, i gialloblù infatti chiusero con un anonimo decimo posto, una scottante eliminazione nel terzo turno preliminare di Champions League contro i francesi del Lille e conseguente declassamento in Coppa UEFA dove però arrivò un’altra deludente eliminazione negli ottavi di finale contro i modestissimi e sulla carta inferiori israeliani dell’Hapoel Tel Aviv, con pessima prestazione al ritorno in casa allo Stadio Tardini dove maturò una sconfitta per 1-2 (che fu anche il risultato finale delle due sfide).
Le soddisfazioni per squadra e tifosi ma soprattutto per il 7 nipponico però non mancarono, la Coppa Italia infatti fu il pretesto per esultare alla fine di quella stagione, già perché furono proprio gli emiliani a vincerla. E anche questa volta Nakata venne annoverato tra i grandi protagonisti: in semifinale il Parma vinse il match d’andata per 2-0 contro il Brescia, il vantaggio ducale venne siglato al decimo minuto del secondo tempo proprio da Nakata, palla servitagli sullo spigolo destro dell’area di rigore da dove Hide, con una magia di tecnica pura, s’inventa un pallonetto straordinario ad incrociare sul secondo palo sul quale l’incolpevole portiere bresciano non potè nulla, una perla di rara bellezza da parte del giapponese. La partita di ritorno termina 2-1 per i lombardi, risultato che manda alla finale in doppia sfida il Parma. L’avversario da battere nei prossimi 180 minuti sarà la Juventus. La gara d’andata in casa dei bianconeri parte male per il Parma che ad inizio secondo tempo si trova sotto per due reti a zero, una traversa dei ducali (seconda in questa finale) sembra spegnere sogni e illusioni di rimonta e invece….come d’incanto, in pieno recupero, cross dalla fascia sinistra parmense verso il secondo palo dove appostato appena fuori dall’area piccola intelligentemente si trova Nakata, che aveva seguito ed accompagnato tutta l’azione di ripartenza dei suoi e tagliato dall’esterno verso quel palo: Hide ritorna "Nakatacrobata" e in mezza rovesciata di destro calcia verso il primo palo, la sfera tocca anche il terreno di gioco acquistando velocità e diventando imparabile per l’estremo difensore juventino, palla in rete, ancora Nakata, ancora una volta contro la Juventus. Risultato finale del primo round 2-1 e tutto da decidere nel catino gialloblù al ritorno. La seconda finale terminò meritatamente 1-0 per il Parma. Risultato che consentì alla squadra di Hide & co. di alzare la Coppa al cielo quella notte. Hide da Yamanashi aveva confermato per l’ennesima volta una sua grandissima caratteristica, nelle grandi sfide e nelle partite di cartello lui c’era sempre, sempre! Si poteva contare su di lui quando si voleva. Non steccava mai i grandi appuntamenti, sui quali indelebile metteva ogni volta la sua firma, sia che si trattasse della sua nazionale o della squadra di club che stava difendendo in quel momento. Anche le grandi pressioni non erano mai state un problema per lui durante la carriera. E chissà se nel frattempo qualcuno alla Juventus non si sia chiesto “ma se questo qua ogni volta che c’incontra ci fa goal e ci fa perdere qualcosa, l’avessimo preso noi qualche anno fa ?....”. Il primo campionato in Emilia si concluse per lui con 24 presenze (causa un infortunio) e un 1 solo gol, un bottino marcature che numeri alla mano si può quindi dire negativo.
Dopo il Mondiale giocato a casa sua inizia per Hide la seconda stagione con il Parma, gli emiliani (persa la Supercoppa Italia in un torrido 25 agosto a Tripoli per 2-1 contro la Juventus con doppietta di Del Piero e Nakata in campo per tutti i 90 minuti) anche grazie al giapponese volano in campionato concludendolo con un più che sorprendente quinto posto finale a solo quattro punti dalla qualificazione in Champions League, per Hidetoshi a fine campionato le presenze saranno 31 con 4 reti ma soprattutto tanti assist per i compagni e come sempre tantissime giocate intelligenti e di livello e la solita presenza fissa quando ad un compagno di squadra serviva l’appoggio o lo scarico. Hidetoshi anche tra le linee giocava bene e spesso era l’uomo in più della squadra, dava sempre superiorità numerica. Inoltre in quella stagione tornò un po’ all’antica, alzando ancora la sua posizione in campo, tornò a giocare con più frequenza come mezz’ala a destra. Ruolo che comunque gli era più congeniale in campo, soprattutto gli dava più opportunità di farsi vedere in zona gol con i suoi inserimenti da dietro o tagliando da destra verso il centro e la porta, sicuramente Hide preferiva questa collocazione in campo, giocando così anche il suo bottino marcature risultava essere maggiore. Se in campionato il Parma e la sua stella nipponica andavano ad alti giri del motore, nella campagna europea invece le cose andarono in maniera totalmente differente, sia per la squadra che per Nakata, infatti il Parma venne eliminato quasi subito, già al secondo turno dai polacchi del Wisla Cracovia. E pure in Coppa Italia Hide e la sua band non riuscirono a difendere con onore e merito il titolo di campioni in carica, alzarono subito bandiera bianca ai sedicesimi di finale contro il Vicenza (3-2 per i biancorossi il totale della doppia sfida). Archiviata dunque anche la seconda stagione nelle fila degli emiliani arrivò presto il tempo di iniziare la terza, quella che purtroppo per Nakata fu la peggiore con i ducali sotto il profilo delle prestazioni sul campo e che terminerà anzitempo nel gennaio 2004 con il trasferimento al Bologna.
Con i Felsinei il giapponese sembra ritrovare fin da subito la vecchia linfa e le prestazioni tornano su standard nettamente superiori rispetto a quelle messe in mostra nella prima parte di stagione. Nakata a Bologna gioca come centrocampista puro, libero da schemi particolari e con la facoltà di offendere e farsi spesso trovare dietro alle punte in fase offensiva e di possesso palla, non gli vengono praticamente attribuiti compiti difensivi e fasi di copertura ma nonostante ciò Hide si farà sempre trovare pronto ad aiutare la squadra in fase difensiva e di "non-possesso" palla. In quella seconda parte di campionato da gennaio a metà maggio Hidetoshi scende in campo complessivamente 17 volte mettendo a segno 2 reti e contribuendo in modo significativo alla salvezza tranquilla dei rossoblù.
Nell’estate 2004 però Nakata cambiò nuovamente maglia, scelse Firenze e la Fiorentina, per uno come lui la città di Firenze prima o poi avrebbe dovuto incrociare la sua vita. Il suo fluttuare libero sui campi da calcio e sul mondo l’avrebbe per forza di cose condotto a Firenze un giorno. Coincidenza del destino: quella che poi a carriera finita e nike appese al chiodo Hide decantò come la sua città italiana preferita, dove poteva girare abbagliato d’arte e ammirando le bellezze che la città stessa metteva in mostra, si rivelò invece sul campo e nelle prestazioni calcistiche la peggiore tra le sue esperienze italiane e con una squadra di club. Nakata non brillò praticamente mai, nel suo campionato solo ombre, con le luci che si possono contare sulle dita di una mano, fin dal principio non entrò mai negli schemi della Viola, il suo passo e la sua velocità di gioco sembravano incredibilmente rallentati rispetto alle stagioni precedenti, anche l’intensità della giocata era molto più lenta rispetto al passato, persino la velocità di pensiero in campo era diversa, un’involuzione incredibile per Nakata. La Fiorentina in quella stagione cambiò tre allenatori ma con nessuno dei tre Hide riuscì a capirsi fino in fondo e con nessuno di loro scoccò la scintilla o il giusto feeling che permettesse a Nakata di poter dare una sterzata alla sua stagione. A campionato 2004/2005 terminato le presenze dell’ormai uomo di Yamanashi furono solamente 20, per la maggior parte spezzoni, poche volte infatti restò in campo per 90 minuti e addirittura zero i gol segnati. Inevitabile quindi una sua cessione a fine stagione. Per Hidetoshi Nakata il viaggio in Italia, un viaggio intenso e ricco, un viaggio che l’aveva profondamente cambiato e migliorato, un viaggio che l’aveva visto partire ragazzo e terminare uomo, un viaggio che Nakata non scorderà mai e che continuerà a raccontare a tutti quelli che quando lo incontrano glielo chiedono, sia che si trovi nel suo Giappone che in giro per il mondo, era ormai giunto al capolinea. I sette anni italiani pieni di grandi soddisfazioni e di vittorie sia a livello personale che di squadra erano finiti.
Nell’estate 2005 fu l'Inghilterra ad accoglierlo. Più precisamente la città di Bolton nel nordovest, non distante da Manchester, e la squadra dei Bolton Wanderers, a quei tempi una buonissima formazione di livello che, tra alti e bassi, militava in Premier League da ormai 10 stagioni. Per Hide una nuova esperienza europea, probabilmente nella sua mente già sapeva che si trattava dell’ultima, ma aveva comunque voglia di rimettersi in mostra e in competizione, soprattutto dopo l’ultima annata a Firenze, e poi al termine di quella Premier League ci sarebbe stato il Mondiale tedesco da disputare con il suo Giappone. Con la maglia del Bolton Hide sembra rinascere, libero di giostrare e giocare a centrocampo come meglio preferisce, agisce spesso partendo da destra oppure mettendosi dietro le punte, giocando con meno tocchi possibili per non rallentare la manovra e cercando come sempre le sue tipiche verticalizzazioni a tagliare centrocampo e difesa avversaria. Nakata capisce subito il calcio inglese adattandosi molto bene alla Premier League e alla nuova realtà, anche i ritmi di gioco, la fisicità e la velocità del nuovo campionato non rappresentano affatto un problema per il giapponese. Al termine del campionato il Bolton Wanderers chiuderà con un prestigioso ottavo posto in classifica e le presenze per Hidetoshi saranno 21 con un gol (punizione dallo spigolo sinistro dell’area di rigore avversaria calciata di mezzo collo destro ad incrociare con una rasoiata a pelo d’erba contro il West Bromwich Albion). In quella stagione il Bolton disputò pure l’Europa League anche se le cose non andarono benissimo: dopo aver superato il girone a cinque squadre alle spalle di Sevilla e Zenit Sankt Peterburg (allora il formato per questa competizione era diverso da quello attuale) venne eliminato ai sedicesimi dall’Olympique Marseille, 0-0 nel match d’andata in terra d’Albione, 2-1 per i francesi al ritorno al Velodrome. In quella campagna europea Hidetoshi Nakata giocò tutte e sei le partite dei Trotters.
continua つづく
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Parte 2 - Da un'idea di Nicola Rota, testo di Nicola Rota, immagini di Wikimedia Commons, Pubblico Dominio tranne foto iniziale esplicitamente attribuita all'autore. Altre immagini di puntogiappone.com, autore Mario A. Persegani.